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Je ne suis pas Gramellini

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Non abbiamo capito nulla. Il mondo occidentale persevera ottusamente sulla via da lui tracciata, quel percorso ammantato di verità, infallibilità e legittimità quasi divina. Il nostro mondo è quello giusto perché noi abbiamo scoperto la democrazia (salvo poi esportarla a suon di bombe), noi siamo quelli liberali (tranne che con le altre civiltà) e sempre noi siamo i depositari ultimi delle chiavi del destino del mondo (un altro big crush?). Il buongiorno di Massimo Gramellini di ieri rappresenta in pieno questa visione di ottusa superiorità e autoincensamento che possiede, ahinoi, la nostra civiltà.

Il collega Massimo utilizza come pretesto una foto che ha per soggetto un imberbe ragazzino ceceno, di non più di dieci anni, che impugna una pistola dietro due prigionieri russi (posti in ginocchio). “Chiamano cuccioli di leone bambini imbottiti di armi e di tritolo e usano la tecnologia per irradiarne le gesta all’Occidente“, così si esprime l’esimio Gramellini. Per il giornalista della Stampa tutta questa storia dell’islam alle armi avrebbe i tratti di una delle fiabe più piatte mai lette. Noi buoni occidentali recitiamo la parte dei padri che compatiscono il bambino, in quanto vittima dei crudeli miliziani che lo armano, mentre loro i guerriglieri islamici, definiti “quei bastardi” dal collega Gramellini, non sarebbero altro che un’accozzaglia di diavolacci pronti a dar guerra all’Occidente così, gratuitamente.

La vicenda è in realtà ben più complessa e non è riducibile alla semplicistica retorica del “Je suis Charlie” e delle rimostranze anti terrorismo di tutta Europa. Il problema di fondo è che in questa guerra ci siamo entrati noi e nemmeno troppo controvoglia. Il bambino ritratto nella foto scelta da Gramellini deve far pena, non perché usato dai miliziani, ma perché probabilmente ha perso molti suoi parenti e amici a causa dei bombardamenti occidentali. Le guerre offensive da noi portate, cui l’Italia ha sempre partecipato attivamente, in Afghanistan, Iraq, Somalia e Libia hanno causato all’incirca un milione di vittime civili, numeri da genocidio. Quel bambino, checché ne dica quel politically correct di Gramellini, ha probabilmente delle buone ragioni per impugnare quella pistola e noi le dovremmo conoscere direttamente.

Eppure la maggioranza degli occidentali fa finta di nulla, continua la sua marcia d’orrore, stupore e costernazione, come se questa guerra ce l’avessero portata in casa, così senza motivo, quando invece siamo noi ad averla portata a loro e da anni ormai.

Più che esportare la democrazia dovremmo iniziare a importare un po’ di buon senso, quello che dovrebbe aprire gli occhi a colleghi come Gramellini.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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