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Massacri in Libia nell’indifferenza occidentale

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A riprova delle tesi esposta in un nostro precedente articolo adoperiamo l’attuale situazione in terra libica come dimostrazione delle scellerate politiche occidentali in Nord Africa e Medio Oriente.

In Libia ad oggi non esiste uno Stato centrale in grado di tenere a bada le 1.700 differenti milizie che occupano il territorio. Il territorio si divide tra Cirenaica dove i fondamentalisti islamici la fanno da padrone, senza che un’autorità forte e laica (come era quella di Gheddafi) sia in grado di tenerli a bada. Nella cittadina costiera di Dernah ci sono addirittura gruppi molto vicini ad Al-Qaeda, addirittura ostili agli stessi fondamentalisti islamici, insomma più fondamentalisti dei fondamentalisti.

Più a ovest nella zona di Sirte si sono asserragliati invece i sopravvissuti della fazione ancora fedele al colonnello Gheddafi, ma sono diventati oggetto di repressione da parte delle tribù della città-Stato di Misurata. Qualsiasi azione intrapresa dal governo che vada contro l’interessa di una milizia di spessore viene immediatamente repressa nel sangue. Proprio ieri l’aviazione libica ha intrapreso un’azione di bombardamento contro le basi della coalizione Fajr Libya, l’ennesima presente sul territorio. E’ di quattro giorni fa invece la notizia, riportata dalla Stampa, del rapimento e dell’uccisione di due giornalisti tunisini catturati quasi al confine con la Tunisia da un gruppo molto vicino all’Isis. I due sono stati giustiziati a sud di Bengasi secondo la “legge di Allah” (i due reporter lavoravano per una tv “che ha offeso l’islam”).

In questo tetro scenario si insinua l’Onu con il suo inutile tentativo di mediazione attraverso la solita “tavola rotonda”, organizzata a Ginevra (perché così lontano non si sa), per la prossima settimana. Si punta a “formare un governo di unità nazionale“, un obiettivo dichiarato già tre anni fa subito dopo la morte di Gheddafi, l’ultimo esponente libico di un vero governo d’unità nazionale.

Renzi dichiara che in caso di fallimento l’Italia si impegnerà per uno sforzo diplomatico e di peace keeping perché “la Libia non può essere lasciata nelle condizioni in cui è“. Una frase simile era stata pronunciata dai suoi colleghi del Pd nel 2011, in quel caso ci si riferiva ad una Libia in realtà unita, solida e ancora in mano ad un leader capace di tenere a bada le derive jihadiste. La Libia è solo uno dei tanti scenari disastrosi creati dall’Occidente, un territorio dove l’assenza di controllo permette la diffusione di guerriglieri incontrollabili, pronti a dar guerra agli scomodi vicini, come l’Europa.  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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