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Obama lancia il guanto di sfida all’Isis: li colpiremo ovunque essi si trovino

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E’ ufficialmente partita la crociata americana contro lo stato dell’Isis: nel suo discorso appena tenuto per commemorare le vittime dell’11 settembre, il Presidente degli Stati Uniti Obama ha reso noto il programma che la Casa Bianca ha intenzione di portare avanti per neutralizzare definitivamente la minaccia del Califfo del terrore al Baghdadi.

 

Un programma che per ora non prevede il coinvolgimento diretto di truppe di terra statunitensi anche se altri 475 militari verranno inviati nei prossimi giorni a Baghdad con scopi di supporto tecnico logistico all’esercito iracheno e di difesa dei cittadini americani in Iraq. Sarà l’aviazione ad avere un ruolo fondamentale nel piano messo a punto da Obama: i bombardamenti saranno presto intensificati e si cercherà di colpire i seguaci del Califfo dovunque si trovino, anche in territorio siriano. Lo stesso Obama ha definito l’avanzata jihadista in Iraq e in Siria una minaccia seria e reale anche per l’Occidente e ha lanciato il suo appello ad una maggiore vigilanza onde evitare rischi di possibili attentati terroristici.

 

A questo riguardo il Capo della Casa Bianca, dopo un summit tenuto, prima del suo discorso, con i vertici militari americani, ha deciso e autorizzato lo stanziamento di altri 25 milioni di dollari a sostegno del conflitto, risorse che andranno a finanziare, oltre all’utilizzo su vasta scala dei raid aerei, anche il supporto tecnico-militare nei confronti dell’esercito iracheno, dei combattenti curdi ma anche dei ribelli siriani che si stanno opponendo all’avanzata jihadista nel loro paese. Nei prossimi giorni-mesi assisteremo dunque ad un ancor più massiccio utilizzo dei bombardamenti aerei mirati e in terra ad una probabile controffensiva curda-irachena con alle spalle il supporto tecnico americano.

 

Non si esclude anche il coinvolgimento dell’aviazione militare di altri paesi della Nato. A questo riguardo la Francia ha già fatto sapere di essere disponibile a partecipare con i suoi aerei ai raid americani, mentre identica volontà è stata espressa anche da Assad a condizione che le future azioni militari vengano coordinate con le forze di Damasco. Intanto si continua a lavorare alacremente per la formazione di un provvidenziale governo iracheno che sia in grado di riunire sotto un’unica bandiera le forze sunnite, quelle sciite e le minoranze curde, ma l’impresa appare per ora, se non disperata, alquanto complessa. Sono ancora vacanti infatti diversi dicasteri tra i quali quelli importantissimi, fondamentali della Difesa e degli Interni e poi è difficile mettere d’accordo le varie anime del paese che è, e resta, a tutt’oggi diviso. Una debolezza questa, un vuoto di potere di cui, come ben sappiamo, ha saputo approfittare il Califfo al Baghdadi.

 

Qualcosa ci dice che, al di là dei buoni propositi di Obama, sia questo il nodo fondamentale, la conditio sine qua non per cercare di sconfiggere il Califfo del terrore, perché senza un forte potere centrale in Iraq, e un esercito iracheno degno di questo nome, le truppe miliziane dell’Isis potrebbero presto affondare nel territorio iracheno come una lama nel burro nonostante la ferrea ed eroica resistenza dei Curdi e i raid  americani. Questa in fondo è la grande scommessa che Obama sta portando avanti nella terra bagnata dai due fiumi, se dovesse perderla per l’Occidente sarebbero dolori e non da poco.  

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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