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Erdogan sempre più Presidente di una Turchia nazionalista

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Nel rispetto di tutti i pronostici e sondaggi Recep Tayyip Erdogan vince le elezioni presidenziali svoltesi in Turchia la scorsa domenica con oltre il 56% dei consensi. L’AKP dimostra così di essere il partito leader della Turchia ormai da 12 anni a questa parte e Erdogan, per ben due volte già primo ministro, l’uomo scelto dalla popolazione turca. Un risultato inappellabile dato che si tratta delle prime elezioni a suffragio diretto del paese (prima il presidente veniva nominato dal parlamento), nonostante sia stata inviata dalla comunità internazionale una commissione che verificherà la correttezza dei risultati.

Le prime parole del nuovo presidente hanno riguardato la riconcilazione sociale, in un paese dove il boom edilizio sta creando nel contesto urbano sacche di povertà e ghettizzazione, e il miglioramento della democrazia, probabilmente con l’obiettivo di entrare nell’Ue (punto da sempre presente nel programma di Erdogan). Così mentre la maggioranza dei turchi ha scelto in maniera piuttosto evidente il proprio candidato, la comunità internazionale e la stampa mondiale storce il naso verso Ankara.

Erdogan, nazionalista e islamico, non piace a un occidente che vorrebbe far diventare la Turchia una colonia delle proprie multinazionali e utilizzarla come trampolino di lancio verso tutto il mondo arabo. A Erdogan viene criticato il populismo, l’autoritarismo e l’eccessivo rigore religioso (ricordiamo il recente invito verso le donne a non ridere eccessivamente in pubblico). Tuttavia i turchi hanno scelto con consapevolezza un presidente che sta guidando un paese con un tasso di crescita del Pil a 4% costante, un tasso di disoccupazione sotto il 10% e un tasso di crescita della popolazione a un ritmo costante di 1,2% (numeri che fanno invidia persino alla Germania). Per chi è stato in Turchia è poi impressionante osservare come il sistema aereoportuale sia gestito quasi interamente dalla Turkish Airlines, segno che lo Stato ha a cuore le sue aziende (negli aereoporti italiani è ormai rarità vedere aereomobili targati Alitalia).

Dunque sia che il futuro della Turchia vada nella direzione di un islamismo più radicale sia che mantenga l’attuale azione politica, sarà comunque fatto nella consapevolezza e nell’interesse del popolo turco e la sua volontà rimane inappellabile. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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