E’ con i numeri che si fanno i conti, non con parole a raffica pronunciate a vanvera. La doccia fredda sui cialtroni è arrivata con i dati effettivi del primo trimestre 2014, ai quali i mercati hanno subito risposto a modo loro. Il nostro Pil è calato dello 0,1%, il debito pubblico è schizzato immediatamente al 135,2% (in quanto lo 0,1% vale 1,6 miliardi di euro di aumento automatico), il fallimento aziendale è cresciuto del 4,6% in tre mesi, lo spread è salito di 26 punti in un solo giorno e le perdite in borsa hanno registrato il 3,61%.
Se poi si aggiunge che Putin chiuderà i rubinetti del gas all’Ucraina (donde passa il fabbisogno energetico della Ue) se non gli viene pagata la bolletta arretrata di 3 miliardi e mezzo di dollari, il quadro si aggrava ulteriormente. Siamo nella recessione più nera. Il peggio arriverà dopo aver sistemato a Strasburgo gli schiaffernuti usciti vincitori dalle urne europee, che andranno a scaldare sedie ben retribuiti. Il Pd vuole un’Europa più forte, la lista Tsipras ne vuole una diversa, la Lega vuole mandarla a farsi fottere e la maggioranza silenziosa degli italiani frastornati desidererebbe soltanto un governo onesto e capace in grado di prendere decisioni in modo autonomo senza passare attraverso il vaglio della Ue. Dopo tre mesi, Renzi è ben lontano dai traguardi che aveva annunciato ai quattro venti.
Si sta forse accorgendo che parlare nelle piazze non è come rispondere ai giornalisti nei salotti ovattati della TV. Sebbene i media abbiano sorvolato sull’episodio, un applauso va alla trasmissione “Anno Uno” che ha fatto vedere gente inferocita che gridava “BUFFONE” al premier ostentando cartelli di protesta. Che non è tutto oro quel che luccica, lo dice un vecchio proverbio, ma qui non si tratta nemmeno di ottone, ma di latta di poco valore.
di Giuseppe Franchi N.a.a.