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Il maggiore rischio per l’Europa? L’Italia…ce lo dice “mamma” Goldman Sachs

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Ormai questa becera cantilena la conosciamo a memoria, ha rintontito i nostri neuroni da tre anni a questa parte descrivendoci come i “falliti” per eccellenza.

Bisogna stare attenti all’Italia“, “L’Italia è a rischio fallimento“, “In Italia c’è troppa instabilità“…insomma veniamo trattati un po’ come quegli Stati definiti “canaglia” irrispettosi dei diritti umani e delle più basilari regole di civiltà. Ma chi e perché vuole delegittimare in maniera così evidente il nostro Paese?

Goldman Sachs è sicuramente nella schiera dei nostri detrattori, si tratta di una delle banche d’affari più grandi nel mondo (opera negli investimenti bancari e finanziari) e fa parte della cosiddetta “nuova generazione” del settore bancario affermatasi negli anni ’80 (anche se presente nel settore da oltre un secolo). Una pressoché illimitata libertà nel muovere capitale nel mondo, operando con le maggiori multinazionali e anche governi esteri, ha dato a queste istituzioni un potere che probabilmente trascende gli ambiti dell’economia, influenzando possibilmente le azioni degli stati esteri, pur essendo Goldman Sachs di nazionalità statunitense.

Così tutto questo potere, visibile o meno, concede l’autorizzazione al “sommo capoJan Hatzius di lanciarsi in qualche previsione (voluta o pilotata?) sull’Italia: “Si vedono progressi, anche se sono lenti. La Spagna è sulla giusta strada, anche la Grecia sta facendo passi avanti. I rischi più grandi a mio parere sono in Italia. Certo, i conti pubblici sono migliorati, ma il Paese non è ancora abbastanza competitivo…Non sono pessimista sull?Italia ma al momento non si può escludere un nuovo scenario di instabilità”. 

Cosa ci vuole dire tra le righe questo “megadirettoregalattico“? Forse che l’Italia non può permettersi di andare alle elezioni per evitare il rischio di ulteriori capovolgimenti politici? Forse che in fondo conviene aggrapparsi ad un Letta-bis? Interessante…anche se l’influenza che questo giudizio sicuramente eserciterà sulle istituzioni nostrane intaccherebbe in qualche modo un “principiuccio” che starebbe, teoricamente, alla base della società moderna: la sovranità popolare.

Ma una banca di risonanza mondiale si schiererebbe mai apertamente contro questo sacrosanto fondamento di democrazia? No, ovviamente, e infatti il messaggio viene così rilasciato tra le righe, pur ottenendo lo stesso effetto.

Anche l’ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet è intervenuto in merito dicendo: “L?asset quality review (revisione della qualità dell?attivo) a cui saranno sottoposte le banche europee in vista dell?unione bancaria metterà in luce debolezze inattese in alcune banche e probabilmente richiederà interventi pubblici di ristrutturazione accompagnati da tensioni politiche“. In pratica ecco cosa succederà: lo Stato italiano dovrà far fronte a queste “debolezze inattese” riscontrate nelle banche nostrane, ovviamente con l’ausilio di denaro pubblico in un settore che pubblico non è. Trichet parla di “tensioni politiche”, ma immaginiamo un po’ la reazione dei nostri cittadini, già avversi all’attuale sistema bancario, se lo Stato si prodigasse per salvare gli errori di operatori privati del settore…proprio instabilità e tensioni politiche e sociali! Cari signori dell’alta finanza con gli strumenti a vostra disposizione diventa fin troppo facile prevedere il futuro.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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