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L’agenda Ue è piena di…rom

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Che la questione zingari sia un’emergenza su scala europea questo è fuor di dubbio, che la sua risoluzione sia l’integrazione dei suddetti per mezzo di soldi dati in concessione dagli Stati europei è inaccettabile.

Perché l’integrazione degli zingari alla vita civile sarebbe sì un fatto auspicabile ma non di certo nei modi in cui viene perpetrato per ora a livello nazionale e prospettato dalle poltrone europee.

Fino ad oggi qualsiasi aiuto erogato alle comunità rom sparse, soprattutto nell’Europa meridionale, non ha fatto altro che accentuare la ghettizzazione degli stessi rispetto alla cittadinanza. Perché in cosa vengono usati tali fondi? Nel “migliorare” le condizioni di vita dei rom, invece che ricrearle da zero. Così ecco che vengono sovvenzionati trasporti che dai loro campi, spesso abusivi, li possano trasportare verso la città, vengono costruiti bagni e servizi di vario genere sempre all’interno dei campi.

Così invece che integrare gli zingari all’interno di quel tessuto sociale che è la città, viene incoraggiata la loro ghettizzazione all’interno di queste baraccopoli a cielo aperto, con l’intento di renderle, forse in un lontano futuro, simili a un club metiderraneè. Nessuno ha ancora compreso che così non si risolve proprio un bel niente, perché se da una parte si mantiene l’immagine di queste misteriose “tendopoli” in cui non si sa bene cosa succeda all’interno, dall’altra si fomenta la rabbia di cittadini che, subissati dalle tasse, devono vedere i loro nuovi “ospiti”  inspiegabilmente viziati e coccolati a suon di milioni di euro.

Il consiglio del Lavoro Ue annuncia in pompa magna un accordo raggiunto sulla prossima erogazione di fondi (soldi dati in gentile ma obbligata concessione dagli Stati membri, tra cui il nostro), senza tuttavia provare a risolvere il problema alla radice.

Quale potrebbe essere dunque una soluzione? L’integrazione “quasi perfetta” avverrebbe solo dopo un totale inserimento nel tessuto sociale cittadino, quindi vivendo in un’abitazione “normale“(sia chiaro, senza andare a colonizzare interi palazzi o peggio quartieri), ma mescolandosi alla gente locale, imparando nel frattempo a menadito la lingua del Paese ospitante, la sua storia e le sue tradizioni. Oltre a questo c’è ovviamente la necessità di un lavoro che completi il processo d’integrazione. Solo il raggiungimento di questi elementari obiettivi può permettere di differenziare i rom che hanno la voglia e la necessità di integrarsi e quelli che invece sfruttano l’attuale molle atteggiamento delle istituzioni solo per loschi affari, quali borseggi, contraffazione, rapine e rapimenti (i crimini più diffusi tra le comunità rom).

Come mai un Consiglio del Lavoro europeo composto da ben 28 Ministri provenienti da altrettanti Paesi, che si vogliono definire sviluppati, non riesce nemmeno ad avvicinarsi ad un’elementare logica d’azione? Così non fanno altro che fomentare l’odio dei cittadini, che non è razzismo, ma esasperazione.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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