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Erasmus obbligatorio: la (quantomeno curiosa) proposta di Letta

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Ha fatto molto discutere la proposta di Letta di trasformare l’Erasmus in una tappa obbligatoria del percorso di studio universitario proprio in un momento in cui avanza la povertà, molte imprese chiudono e occorrerebbe un’attenzione al grande problema sociale prodotto dal Covid-19.

Prof. Paolo Desogus

Ora, sgomberiamo subito il campo da inutili polemiche: l’Erasmus obbligatorio è qualcosa di totalmente irrealizzabile.

E questo non solo perché risulta molto difficile riorganizzare i corsi di laurea in vista dell’esperienza all’estero. Non solo perché per mille ragioni – prima di tutto economiche, ma anche banalmente pratiche – non tutti possono partire. Anche trovando le risorse per consentire a tutti un’esperienza all’estero, resta il problema che l’Erasmus è un programma di scambio, per cui bisognerebbe trovare accordi con le università straniere per spedire ogni anno all’estero diverse centinaia di migliaia di studenti e al contempo allestire una complessa organizzazione per accoglierne altrettanti dall’Europa.

Insomma, è una follia da venditore di fumo abituato a straparlare.

Letta tuttavia non è estraneo ai problemi universitari. È stato decano alla Paris School of International Affairs (PSIA), facoltà di SciencesPo e dovrebbe sapere cos’è l’accademia.

E allora perché ha fatto questa proposta?

In questi frangenti credo che occorra fare una sana critica dell’ideologia, ideologia di cui è intriso il pensiero dominante nel Partito Democratico. Predicare l’obbligatorietà dell’Erasmus, quando è impossibile realizzarla, significa anzitutto considerare questa esperienza come qualcosa di indispensabile, di irrinunciabile. Da tempo infatti vige il dogma per cui tutto ciò che è “europeo” è bello, utile e determinante nella vita individuale. Poco importa che le cose non stiano così (l’Erasmus può essere utile, importante, ma può anche diventare una perdita di tempo, dipende). Quello che conta, e Letta lo sa, riguarda le forme di rappresentazione: dunque non la realtà effettuale ma la sua deformazione.

Il messaggio di Letta si potrebbe dunque leggere come: “L’Erasmus andrebbe reso obbligatorio, per tante ragioni non si può e, però, se volete avere successo nella vita, nel lavoro… se veramente volete integrarvi nel mondo attuale e non essere lasciati ai margini della storia, dovete farlo: noi non possiamo obbligarvi a farlo, ma voi siete obbligati a soddisfare questo requisito esperenziale se volete veramente realizzarvi”.

A questo primo messaggio se ne nasconde però un secondo rivolto a quelli che non possono o non hanno potuto: “Siete laureati e fate un lavoro da schifo? Siete precari, la vostra paga è da fame e però avete l’ardire di sposarvi, tirar su casa, avere dei figli, ma non ci riuscite? È colpa vostra, non sapete stare al passo coi tempi. Non siete europei, non siete dinamici, non siete smart, non siete un cazzo: non avete colto le opportunità del mondo attuale (come l’Erasmus),  non vi siete aperti alle trasformazioni del mondo attuale. La vostra vita è quello che vi meritate”.

Insomma, dietro le parole di Letta si nasconde il più rozzo liberalismo,

che invece di combattere le diseguaglianze, cerca di giustificare maldestramente le ragioni per cui un’intera generazione oggi vive in condizioni peggiori di quelle dei propri genitori. Il Letta-pensiero è conservatore, proteso unicamente alla difesa dello stato di cose. Dietro le sue idiozie apparentemente accattivanti si nasconde solo ed esclusivamente il desiderio che tutto resti così com’è.
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