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Libra: una risposta a Tommaso Monacelli

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Gentile Prof. Monacelli,

ho letto le sue valutazioni sulla nuova cryptomoneta Libra che verrà lanciata entro la metà del prossimo anno. Le sottopongo alcune mie considerazioni a tale proposito partendo dal suo scritto.

Preliminarmente mi pare di poter dire che nel White Paper non vi sia alcuna promessa da parte di Libra Association di tenere un peg (un cambio fisso) tra la propria cryptovaluta e alcune valute di stato a corso legale. Tantomeno tra Libra e le altre cryptovalute ovviamente.

Questo comporta che la Libra Association non si è mai impegnata a garantire il recupero della somma spesa dagli eventuali acquirenti. C’è solo un impegno vago ad evitare oscillazioni del valore di Libra rispetto alle valute di stato a corso legale e soprattutto vi è l’impegno ad acquistare assets denominati in alcune valute a corso legale (assets in dollari, assets in euro, assets in sterline e probabilmente anche in franchi svizzeri o yen) con i danari ricavati dalla vendita della propria crypto attraverso la ICO (Initial Coin Offering).

Questo, a mio modo di vedere, significa che la Libra Association si comporterà esattamente come si comportano (quasi) tutte le banche centrali nel governo del cambio con le altre monete presenti sul Forex: se Libra salirà troppo di prezzo Libra Associetion emetterà nuove libre tramite una seconda ICO per raffreddarne il prezzo, se invece Libra scenderà molto di prezzo Libra Association venderà assets in valute a corso legale detenuti in portafoglio e riacquisterà Q di Libra per sostenerne il prezzo. Il loro progetto, se è questo come io credo, è troppo ambizioso?

Certamente lo è ma bisognerà valutarlo nel lungo periodo

anche perchè nel breve nulla di più probabile che assisteremo ad una fiammata sul prezzo rispetto a quello fissato da Libra Associatione nella ICO. Continuando a catena nel ragionamento si pone un’altra domanda: alla ICO potranno aderire tutti o solo alcuni primary dealer come la presenza di CoinBase tra i fondatori di Libra Association lascia intendere? E poi, i primary dealer rivenderanno a prezzi di mercato ai clienti al dettaglio attraverso i loro canali?

Si tenga anche conto che Libra non funzionerà solo all’interno del “pianeta facebook” (Facebook, Whatsapp e Instagram),

ma in tutto l’Ecosistema delle cryptomonete. Avremo sicuramente altri Wallet oltre a Calibra (il borsellino elettronico ufficiale dell’associazione Libra): certamente potremo acquistare e detenere Libra anche su CoinBase e certamente altri operatori del settore (penso alla cinese Binance per esempio) non si lasceranno sfuggire l’occasione di avere un wallet Libra (anche se non ufficiale) attraverso il quale acquistare o vendere questa cryptomoneta.

Del resto questa operatività è assolutamente di uso comune nel mondo delle monete elettroniche crypto e sarebbe alquanto stupefacente se non fosse possibile farlo con Libra. Questo per dirle che le quotazioni di Libra saranno potentemente influenzate dal normale gioco della domanda e dell’offerta sul “mercato secondario” (coinbase + binance + le decine di cambia valute esistenti nel cyberspazio) anche perchè non è possibile immaginare una nuova ICO al giorno da parte di Libra Association.

Nel suo scritto, lei pone la domanda delle domande: potrà Libra un giorno sostituire il Dollaro come moneta di conto delle transazioni mondiali?

A me pare che Libra più che essere antagonista del Dollaro ne sia la sua proiezione nel cyberspazio e nell’ecosistema delle cryptomonete. Mi spiego, Internet è un progetto americano, le infrastrutture fisiche per il web sia satellitari che i cavi sottomarini sono in grandissima parte americani, le piattaforme social e di e-commerce sono americane, la stessa blockchain è una tecnologia americana, così come la stragrande maggioranza delle cryptocurrency lo sono.

Anche le società associatesi in Libra Association sono americane.

Molto più facile che il portafoglio di assets di Libra sia costruito non certamente contro la volontà di Washington (sia il Ministero del Tesoro che la Fed, che le autorità antitrust) che immaginare un antagonismo con il dollaro: never against the Fed recita un vecchio adagio americano.

Il problema semmai è tutto europeo

che nel tempo potrebbe vedere grosse masse di risparmio europeo gestito attraverso Libra Association dagli americani e vedrà quindi acquistare consistenti bond USA con risparmio europeo. E il bello (o il brutto) sta nel fatto che l’Europa non può manco rispondere perchè se è vero che può informalmente incaricare un gruppo di aziende europee per creare una propria cryptomoneta non ha le piattaforme dove far girare una potenziale crypto europea. Inutile sottolineare che questo gap non è facile da colmare: costruire piattaforme come Facebook con miliardi di utenti fidelizzati è lavoro di anni e anni.

Pensi inoltre che l’operazione Libra può essere replicata da altri colossi High-Tech USA come Amazon e come Google giusto per fare due nomi da tutti conosciuti. Sulla miopia europea che non ha saputo investire sulla digitalizzazione diventando dipendente dei colossi high-tech USA e anche cinesi (pensi al 5G Huawei) ci sarebbe molto da dire. Ora si piange sul latte versato di un sistema finanziario europeo totalmente spiazzato anche dal punto di vista tecnologico.

Semplicemente mi pare corretto ipotizzare che Libra sarà più la moneta immaginaria del Dollaro

come peraltro lascia suggerire il nome prescelto: la Libra ovvero la moneta immaginaria di Carlo Magno. Oltre al fatto che Libra Association deterrà in portafoglio assets denominati in dollari in maniera preponderante rispetto a quelli denominati in altre valute. Siamo alla nuova frontiera della Dollar Dominance. Una frontiera che si sposta nel cyberspazio. 

Il testo del prof. Monacelli:

La Libra di Facebook

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Di Redazione Elzeviro.eu

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