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Gli aiuti di Stato non sono uguali per tutti

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La casistica di inique applicazioni dei vincoli europei è chilometrica. A questi precedenti, nell’ultimo anno, si è aggiunto l’increscioso doppiopesismo riguardante il divieto di aiuti di Stato alle compagnie di bandiera.

di Gilberto Trombetta

Nell’ultimo anno, in piena era Covid, la UE ha continuato a fare figli e figliastri. Nonostante la sospensione temporanea dello scellerato Patto di stabilità e crescita e nonostante l’Italia sia uno dei Paesi ad aver registrato il maggior crollo del PIL al mondo, la UE ha continuato a fare la voce grossa con l’Italia mentre è stata – come al solito – docile e mansueta con altri Paesi. Soprattutto con Germania e Francia.

Si è visto, per esempio, sulla questione degli aiuti di Stato alle compagnie aeree di bandiera messe gravemente in difficoltà negli ultimi 12 mesi. E così, mentre a Germania e Francia (ma non solo) venivano autorizzati aiuti di Stato per cifre veramente importanti (9 miliardi alla Lufthansa, 7 ad Air France), l’Italia ha dovuto combattere per ottenere le briciole. Cioè 296,7 milioni di euro.

Il 3,3% di quanto concesso ai tedeschi e il 4,2% di quanto concesso ai francesi. Come se non bastasse, al danno si è aggiunta la classica – per noi – beffa unionista. Sì perché l’avvocato spagnolo Carles Esteva Mosso, dal 2019 vice direttore per gli aiuti di Stato presso la direzione generale della concorrenza della Commissione Europea, è stato assunto da uno studio legale.

Non da uno studio qualsiasi. Ma dallo studio legale che cura gli interessi della Lufthansa. Anche davanti alla UE per l’ottenimento degli aiuti di Stato. Avete capito bene. Uno che fino a ieri concedeva miliardi di aiuti di Stato alla tedesca Lufthansa mentre si opponeva alle briciole richieste dalla concorrente italiana Alitalia, adesso lavora proprio al servizio di quella compagnia aerea che ha contribuito a salvare autorizzando 9 miliardi di aiuti di Stato solo negli ultimi 12 mesi.

Un’altra storia, l’ennesima, poco edificante targata Unione Europea. Un altro motivo, l’ennesimo, per cui l’Italia dovrebbe lasciare la gabbia unionista.
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