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In arrivo la scarsità delle materie prime: la follia di un lockdown green

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Un certo numero di imprenditori del Nord  riceve avvisi dai fornitori  di questo tenore: “Gentile cliente, la supply chain mondiale, definita come flusso di approvvigionamento di materie prime e semilavorati, è piombata nelle ultime settimane in una crisi improvvisa, gravissima e inedita se rapportata agli ultimi decenni. Ciò principalmente a causa delle interruzioni dovute a lunghi periodi di lockdown dello scorso anno.

di Maurizio Blondet

La disponibilità di beni e servizi alle aziende industriali non è solo calata drasticamente, ma il loro prezzo ha subito aumenti improvvisi mai registrati per la materia prima, la cui disponibilità sul mercato è sempre più scarsa, ha subito nel nostro campo (metalli) rincari del 35-40%. Il trasporto su container e su nave ha subito aumenti del 400%, con la sostanziale irreperibilità del servizio. I materiali che giungono via mare hanno subito rincari del 15-25%”.

Ricordiamo che tale rottura è contemplata nella tabella di marcia del Gran Reset uscita dal Canada, solo un po’ più avanti:

Interruzioni della catena di approvvigionamento previste, carenza di scorte, grande instabilità economica. Previsto per la fine del secondo trimestre del 2021.)

La CNBC riporta il rincaro eccezionale dei containers  e lo spiega così:

Ci sono alcuni fattori che derivano dalla pandemia che guida questo fenomeno. In primo luogo, la Cina sta inviando molte più esportazioni negli Stati Uniti e in Europa rispetto all’inverso. La sua economia si è ripresa più rapidamente poiché la situazione del virus all’interno dei suoi confini era praticamente sotto controllo nel secondo trimestre dello scorso anno. Di conseguenza, i container sono bloccati in Occidente quando sono veramente necessari in Asia.

Ci sono circa 180 milioni di container in tutto il mondo, ma “sono nel posto sbagliato”, ha affermato Yeager di Redwood Logistics”. Migliaia sono in California su navi che aspettano di entrare nei porti, mentre la Cina rivuole i “suoi”.

Ma il Baltic Dry Index, ossia il costo del trasporto per nave dei carichi secchi e rinfuse (metalli, carbone, grani, cotone…), non è aumentato che del 5-6%.

I containers sono un problema a parte: vi si trasportano merci finite di un certo prezzo, come i mobili Ikea made in Indonesia.

Ma un altro problema, diverso, sono le materie prime

dallo stagno al cotone al petrolio al caffè. “Per troppi anni l’Occidente, quello che “fa i prezzi”, ha imposto ai produttori di vendere sottocosto  il loro stagno o altro prodotto minerario  – dice Maurizio D’Orlando, importatore di Milano  – al punto da intaccare la remunerazione al produttore, anzi oltre: al punto che non conviene aprire altre miniere. Perché, se ti costringono a vendere in perdita?

Come mai l’Occidente impone prezzi bassi sulle materie prime? “E te lo chiedi? Perché altrimenti i prezzi al consumo salgono qui, i consumatori si accorgerebbero che c’è stata inflazione, chiederebbero paghe più alte, eccetera”.

“Adesso sono giunte le interruzioni del Covid,  assenze e  rincari; ma le “normative” ecologiste, green e “umanitarie” della UE hanno aggravato tutto”.

In che senso? “Ho da importare un carico di caffè verde dal Kenia, e sono obbligato ad assicurarmi che viene da coltivazioni che non hanno danneggiato la foresta pluviale”.  Ma non esiste la foresta pluviale in Kenya! E’ un altipiano; inoltre il caffè viene coltivato in montagna.

“Per lo stagno come per il cobalto”

rincara D’Orlando, “la Apple si è messa a denunciare che forse arrivano da miniere illegali – sfruttando il lavoro minorile. Un giornale italiano ha tirato fuori che il produttore sfrutta il lavoro minorile nella miniera. Servizio basato su una mamma che portava il figlio nel complesso minerario.

Adesso per l’import devo certificare che la ditta non sfrutta il lavoro minorile. Ma è un’azienda di Stato ha gli asili nido per i dipendenti! E tutto ciò mentre lo stagno, a forza di essere a basso prezzo, è diventato raro, non perché ce ne sia poco in natura, ma perché conviene ancora meno estrarlo oggi, con le costose certificazioni che impone l’Europa”. “Di stagno restano poche migliaia di tonnellate nel mondo – un  prodotto essenziale per le saldature dell’elettronica”.

Allora alla fine qui ci saranno dei rincari.

“Sai? Secondo me no. “Loro” cercheranno di nascondere l’inflazione dei prezzi…” E come?  Col sostituto dell’inflazione: la scarsità.

Scarsità! Sì come in Unione Sovietica: dove le merci costavano “poco” perché era lo Stato a stabilire il prezzo, troppo basso. Sicché costavano poco ma non si trovavano. I cittadini si mettevano in coda per la carta igienica, la  cui fornitura  finiva prima che finisse la fila”.  Ricordo.

“Qui è lo stesso. Non esiste più il libero mercato. I prezzi sono manipolati tutti, a livello di finanza, derivati eccetera, indipendentemente dalla domanda  e dall’offerta. I vaccini, mica sono “sul mercato”, sono commesse pubbliche miliardarie.  E’ un mercato sovietico globale”, conclude D’Orlando. In fondo è quel che dice Schwab: alla quarta rivoluzione industriale occorre una dose di marxismo.

 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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