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Carofiglio: il ritratto rancoroso di una sinistra defunta

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A distanza di poche settimane dalle elezioni europee, il dibattito politico sta assumendo contorni sempre più aspri e la recente performance televisiva offerta da Gianrico Carofiglio ne è una dimostrazione concreta.

Nel salotto quotidiano di Otto e mezzo, condotto da Lilli Gruber, lo scrittore ed ex magistato è un ospite ben conosciuto, nonché frequentatore assiduo di tale palcoscenico televisivo.

In questo contesto Carofiglio

ha assunto il ruolo di accanito contestatore del Governo e in particolare del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Fino a qui niente di male. Criticare l’esecutivo in carica è infatti esercizio utile per la crescita di una democrazia matura. Ciò che però lascia un alone di dubbio sono i contenuti della critica che nel discorso di Carofiglio assumono dei contorni adolescenziali. Il noto scrittore si lascia infatti andare ad un discorso che non riesce a nascondere un rancore e un’invidia viscerale nei confronti del successo popolare del vicepremier.

Nella narrativa carofigliana Salvini diventa “Ministro della propaganda” e i suoi discorsi sono peggiori di quelli “dei fascisti e dei nazisti”. Il leader della Lega è insomma l’incarnazione di tutti i sentimenti negativi presenti nell’inconscio degli italiani. Non stupirebbe sentire la suddetta analisi uscire dalla bocca di un rappresentante studentesco in vena di occupazione. Stupisce invece ascoltare questa banale ricostruzione della realtà dalla bocca di uno scrittore che si vuole affermato.

Carofiglio ospite insieme a Laura Boldrini del programma 8 e mezzo

Carofiglio confonde le conseguenze con le cause

inciampando così nel più macroscopico degli errori di analisi logica. Salvini, i sovranisti e i presunti “fascisti” non sono la causa di loro stessi, ma la conseguenza di una serie di errori marchiani compiuti dalla sinistra e dai suoi esponenti culturali, di cui fa parte lo stesso Carofiglio. L’aver accettato acriticamente le discutibili politiche di bilancio imposte da Bruxelles, oltre ad aver causato l’impoverimento generale del Paese, ha avuto l’effetto di spostare i favori dell’elettorato dal centro/centro sinistra verso destra. Una concatenazione di eventi di facilissima lettura che trova anche conferme storiche, guardando al ritorno dei nazionalismo degli anni ’30: furono le politiche di austerity in Germania a favorire l’ascesa di Hitler, come testimoniato in questo articolo.

Il continuare a non comprendere una dinamica così semplice consegna alla sinistra di oggi un unico futuro possibile: scavarsi la fossa e sotterrarsi con le sue stesse mani. Il rancore contro Salvini, la paura del ritorno di presunti “fascismi” e il disprezzo nei confronti della volontà popolare sono concetti che porteranno la sinistra dritta nella tomba, finché Carofiglio e colleghi non se renderanno conto.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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