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Bagnai difende la linea Salvini, ma la sua versione non regge

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Passano i minuti e la possibilità che la crisi innescata da Matteo Salvini porti alla formazione di un Governo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico si fa sempre più concreta.

Oggi è infatti l’ultimo giorno utile per le due compagini al fine di trovare un accordo sulla composizione di un nuovo esecutivo. Senza un accordo entro domani saranno indette nuove elezioni, che dovranno cadere tra fine ottobre e inizio novembre. Mentre tutti i principali media italiani sono ora concentrati sulle trattative ancora in stallo tra Luigi di Maio e Nicola Zingaretti, noi cerchiamo di fare ancora più luce sui motivi che hanno spinto il leader della Lega ad innescare una crisi improvvisa.

In precedenti articoli abbiamo infatti analizzato come la spiegazione ufficiale fornita dai media non fosse sufficiente: staccare la spina per incassare una sicura vittoria elettorale non spiegherebbe infatti la volontà di correre il rischio, sempre più concreto, di finire ai banchi dell’opposizione per i prossimi tre anni e mezzo. Da parte sua Matteo Salvini ha motivato la sua scelta in riferimento ai troppi “no” ricevuti dall’ex alleato di Governo.

Per andare più a fondo nella vicenda

occorre però ascoltare le dichiarazioni di alcuni principali esponenti della Lega e tra questi Alberto Bagnai, Senatore e Presidente della Commissione Finanze, ha cercato di dare la sua versione dei fatti. Secondo l’accademico economista euroscettico il pomo della discordia tra i due partiti sarebbe rappresentato da un Ministro non in quota 5 Stelle o Lega bensì tecnico: Giovanni Tria.

In un recente dibattito ripreso dalle telecamere di Byoblu, Bagnai ha così fatto capire che il Ministro dell’Economia avrebbe intrapreso la strada dell’ostruzionismo più ferreo contro la volontà leghista di predisporre una manovra finanziaria che contenesse un importante taglio delle tasse: la famosa flat tax.

La reticenza del Ministro Tria avrebbe poi incontrato l’appoggio del vicepremier grillino Luigi Di Maio, portando così allo scontro aperto tra le due fazioni e a quello che, secondo Bagnai, è stato un inevitabile epilogo. La versione del senatore leghista risulta già più chiara e soddisfacente rispetto a quanto diffuso dai media e dal Segretario del Carroccio, tuttavia l’impeccabile dialettica di Bagnai lascia qualche punto oscuro.

Il ragionamento sembra infatti logico

con un Ministro del’Economia tecnico che non condivide l’indirizzo dell’esecutivo e che gode inspiegabilmente dell’appoggio dell’alleato di Governo diventa impossibile redigere una manovra economica finalizzata all’ottenimento di determinati obiettivi politici. Tale problema verrebbe risolto secondo Bagnai con il semplice ricorso alle urne e la probabile vittoria della Lega.

Ora, non sappiamo se Bagnai dimentichi e faccia finta di dimenticare tutto quello che è successo nel giugno 2018, quando il Governo gialloverde era in fase di formazione. Nella prima lista dei ministri presentata al Presidente Mattarella era incluso il prof. Paolo Savona a capo del dicastero economico. Tutti si ricordano il rifiuto di Mattarella a firmare quella lista e le motivazioni addotte.

Ecco che quindi una domanda sorge spontanea e naturale verso Bagnai: nel caso di vittoria elettorale della Lega, come pensa il Carroccio di superare l’ostacolo del Quirinale, proponendo un Ministro dell’Economia che avvalli l’indirizzo politico leghista (che in termini economici si traduce nella violazione dei parametri europei)?

Una domanda che necessita di una risposta chiara

soprattutto se si pensa che, senza la crisi di Governo innescata dalla Lega, i due partiti avrebbero potuto proseguire la legislatura fino ad arrivare all’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, funzionale al contratto di Governo, che avrebbe così aperto le chiavi dei due ministeri chiave, finora in quota Colle: quello dell’Economia e quello degli Esteri.

Ecco dunque che la nostra ipotesi di un’ingerenza esterna sull’attuale crisi politica italiana diventa sempre più credibile.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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