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Il nuovo Segretario di Stato mette le basi per una nuova politica estera

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In questo giorno inaugurale giuro di essere un presidente per tutti gli americani e chiedo ad ogni americano di unirsi a me in questa causa per la democrazia.

 

L’inauguration day e i 30 ordini esecutivi 

Dopo aver giurato come 46esimo presidente, Biden si è subito messo all’opera nello studio ovale firmando in tutto ben trenta ordini esecutivi.

Per il tema centrale del cambiamento climatico, il nuovo presidente ha firmato gli ordini per rientrare nell’accordo di Parigi sul clima. Dal 19 febbraio l’America ritorna a far parte degli stati uniti nell’obiettivo di contenere il riscaldamento nei 20 gradi.

Per quanto riguarda il muro al confine fra Stati Uniti e Messico, una delle colonne portanti dello slogan del 2016 Make America Great Again, la risposta di Joe non ha tardato ad arrivare.

Firmando è stata revocata la situazione di emergenza dalla quale Trump ricavava i fondi per l’erezione del muro.

Ulteriore revoca interessa il Travel Ban, con il quale l’ex presidente negava l’ingresso nella nazione a paesi a maggioranza musulmana.

Le misure prese in risposta alla pandemia sono state numerose, 14 sui trenta ordini totali. Tra questi il lancio della 100 Days Masking Challenge, un provvedimento dal carattere social che incita gli americani a seguire le norme anticontagio.

 

Politica estera e il nuovo Segretario di Stato Antony Blinken  

Con la nuova amministrazione ritorna alla Casa Bianca Antony Blinken, il Segretario di Stato neoeletto. Blinken è una figura già nota a Washington, durante la presidenza Obama aveva servito come Consigliere di Biden per la Sicurezza nazionale e successivamente come Vicesegretario di Stato. Nel discorso di pochi giorni fa di fronte al comitato per le relazioni estere del Senato ha dichiarato le sue intenzioni in tema di politica estera.

Ci presenteremo di nuovo, giorno dopo giorno, ogni volta che la sicurezza e il benessere degli americani saranno in gioco. Impegneremo il mondo non come era, ma come è. Un mondo di crescente nazionalismo, di democrazia in regresso, di crescente rivalità con la Cina, la Russia e altri stati autoritari.

Per tutto ciò che è cambiato, alcune cose rimangono costanti.

La leadership americana conta ancora

Il segretario riconosce che ci sono tante sfide che l’America deve affrontare per riaffermare la propria leadership mondiale, e la sfida più ostica è sicuramente quella cinese. Parlando della Cina il segretario ha espresso il suo dissenso nei confronti degli accordi commerciali europei appena firmati.

Credo che il presidente Trump abbia fatto bene ad adottare un approccio più duro nei confronti della Cina. Il principio di base era quello giusto, e penso che sia effettivamente utile alla nostra politica estera.

Incitando l’America e gli altri paesi a utilizzare il pugno di ferro, ha seguito le orme del vecchio segretario Pompeo e ha definito la condotta cinese contro gli uiguri genocidio.

 

Oltre a mostrare ostilità nei confronti della Cina, il nuovo segretario non ha avuto paura di andare contro chiunque non rappresenti gli ideali – o per meglio dire gli interessi – della sua grande nazione.

 

Neanche per quanto riguarda la Russia si è risparmiato. Dopo aver parlato dei piani del presidente per rinnovare le negoziazioni sul New START, il trattato sull’uso del nucleare in scadenza fra poche settimane, Blinken si è lasciato andare a commenti sul leader russo. Sulla decisione del presidente Putin di incarcerare Navalny – l’oppositore politico avvelenato lo scorso settembre – il Segretario di Stato ha detto: “è straordinario quanto Putin sembri essere spaventato da un solo uomo. Penso che questo la dica lunga sulla sua persona.

 

Sulla questione Iran il neosegretario non si sbilancia come aveva fatto Biden. Il rientro del paese nell’accordo sul nucleare firmato nel 2015 e cancellato da Trump è obiettivo della nuova amministrazione. Il processo è ancora molto lungo e “qualsiasi accordo con Teheran dovrà includere il programma missilistico e la fine del sostegno alle milizie per procura in Medio Oriente”.

Un altro punto fermo rimane la situazione Gerusalemme Israele iniziata da Trump nel 2017. I nuovi piani non prevedono alcuna revoca delle vecchie disposizioni, gli Stati Uniti continueranno a riconoscere Gerusalemme come città più importante di Israele, confermando l’ambasciata americana nella capitale.

 

 

 

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Di Eleonora Milani

Tirocinante presso Elzeviro.eu e studente dell'Università degli Studi di Torino.

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