Fayez al-Serraj, dopo aver ottenuto l’arretramento del generale Haftar da Tripoli, ha come obbiettivo i giacimenti petroliferi di Sirte. In questo modo la Libia è diventata uno degli scenari fondamentali per la futura geopolitica del mar Mediterraneo.
Tale scenario rischia di diventare pericolosamente cruciale per l’Italia, che nonostante la “vittoria” del presidente al-Serraj, sostenuto dalla Farnesina, riceve pessime notizie. Il presidente dell’Egitto, il generale al-Sisi, ha tenuto un discorso all’esercito, dal quale emerge chiaramente quali sono i suoi propositi. Il fatto è che Al Sisi si sta preparando a sfondare il confine libico sul versante di Tobruk per difendere Sirte. Per parlar chiaro, l’Egitto e la Turchia rischiano di scontrarsi davanti alla Sicilia. Questa sarebbe una sciagura per l’Italia per molte ragioni. Ecco le tre principali.
Bettino Craxi, nel 1986, impedì agli Stati Uniti di fare una guerra in Libia con le seguenti parole:
Non voglio una guerra a casa mia.
Anche Conte ha fatto la stessa affermazione, con la differenza che in Libia c’è una brutta guerra e questo vuol dire che l’Italia non è riuscita ad impedirla. Ma agli occhi della comunità internazionale questo dimostrerebbe che l’Italia ha perso molta della sua influenza nel Mediterraneo. Di fatto, ha perso molta influenza in casa sua. È dunque urgente che il governo italiano operi, con tutte le sue forze diplomatiche, per impedire che l’esercito egiziano e quello turco si scontrino in Libia.
Se l’Egitto perdesse lo scontro, cosa probabile, considerato che la Turchia ha il secondo esercito più grande della Nato, Putin scenderebbe in campo al fianco dell’Egitto. Il presidente della Russia ha già inviato otto aerei da guerra per difendere Sirte, anche da lui definita una “linea rossa” da non valicare.
La guerra in Libia potrebbe coinvolgere tre potenze, Russia, Turchia ed Egitto, con cui il Belpaese ha un interesse strategico a mantenere dei buoni rapporti. Sarebbe impossibile per il governo Conte rimanere neutrale, visto che gli interessi nazionali in Libia sono enormi. L’Italia, in Europa, è il maggiore alleato della Russia di Putin, tuttavia i rapporti con la Turchia devono rimanere più che solidi visto che Erdogan non avrà nessuna intenzione di abbandonare Tripoli.
Si ricordi che la Turchia sta operando nel rispetto del diritto internazionale, aiutando inoltre un governo, quello di Tripoli, che gode a sua volta di legittimità internazionale. In ultima analisi, l’Italia dovrà coabitare con la Turchia in Tripolitania. Per secoli l’Italia ha saputo sfruttare la posizione strategica al centro del ricchissimo mar Mediterraneo, ma da oltre un secolo questa posizione privilegiata sembra esser diventato uno dei nostri punti deboli. Ci si domanda, senza esser sicuri di voler sentire la risposta, cosa farà la Farnesina? Cosa farà Di Maio?
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